Draga šola, … / Cara scuola, …

Pismo sem napisala za natečaj, žal pa ga nisem poslala, zato mislim, da je najboljši način, da se primerno poslovim! Hvala za vse.   Johanna K.

S šolskim letom 2020/21 je bila Johanna sprejeta na Zavod združenega sveta v Devinu. V šolskih letih 2018/19 in 2019/20 je obiskovala 1. in 2. razred znanstvenega liceja F. Prešerna.

Cara scuola, volevo solo dirti una cosa: mi manchi. Mi manchi perché sei il luogo dove incontro quei pazzi dei miei compagni, dove colleziono citazioni, dove coltivo la mia ignoranza e dove mi sento schiava della mia curiosità nei confronti di questo immenso mondo chiamato cultura

Ti ricordi la prima volta che ci siamo viste? Era alla presentazione della scuola, io ero in ritardo (come sempre) e per di più una la gamba rotta. Che imbarazzo entrare in sala conferenze e sentire tutti quegli occhi puntati addosso! Mi ricordo quella presentazione: noiosissima e piena di promesse alle quali nessuno credeva. Ma io ho scelto te, perché tra tutte le scuole che avevo visitato e consultato mi sembravi la più affidabile. La migliore alla quale affidare le redini del mio futuro. 

Mi manca svegliarmi all’alba e maledire la sveglia, che per l’ennesima volta ha suonato troppo presto. Mi manca aspettare l’autobus sotto il peggior temporale, studiando formule matematiche delle quali non capisco molto. Mi manca arrivare in super anticipo o super ritardo, perché non sono mai puntuale. Mi manca dibattere con i miei compagni sulle più folli teorie filosofiche, o ridere sui più grandi fallimenti della storia, inventare leggi fisiche che non esistono (per poi confonderle con quelle vere durante il compito in classe) e aggiungere qualche parola latina qua e là. 

Ma poi ci penso. Cos’è la scuola per me? La scuola sono persone, persone che incontro ogni mattina quando devo percorrere quei interminabili tre piani di scale per arrivare in classe (una faticaccia alle otto di mattina). La scuola è la bidella Gabriella che mi saluta ogni mattino, il segretario Marjan che mi fa sempre ridere e la temutissima preside. La scuola sono per me i professori che pazientemente spiegano disparati argomenti, cercando di trasmettere la loro passione per la materia. 

Tu sei per me la mia classe. Quella stanza sempre troppo piccola, che contiene qualcosa di magico. Contiene amore ed odio, segreti, risate e tantissimi bei momenti. E ripenso a tutte le battutine che fanno i miei compagni (sapessi quanto mi mancano), ai bellissimi disegni di Asja, la precisione matematica di Mateja e al genio Peter. E ripensandoci ho capito che una “bella” classe non è una classe che va sempre d’amore e d’accordo, ma una classe che ti mette in discussione, che ti mette alla prova, che ti risucchia in un vortice e ti ridimensiona. Insomma, una classe come la mia. 

Devo ammettere che non so cosa fare di tutto questo futuro, le lezioni via Skype non mi danno l’impressione di calarmi in profondità: nel profondo dei versi di Catullo, delle leggi di Newton e della verità di Socrate. Penso e ripenso a ciò che sarò, ciò che saremo e ciò che sarai. E’ strano, lo sai, pensare a una cosa così vicina ma al contempo così sospesa, come una canzone in pausa alla strofa più importante. 

Ma ti assicuro una cosa. Se ci rivedremo, indosserò il più bel vestito che ho, quello “con i fiori non ancora appassiti” come dice Matija citando Lucio Battisti. Mi acconcerò i capelli (non avrò il solito nido di uccelli in testa) e sfoggerò il più bel sorriso che ho. Perché tu lo meriti. Tu illumini la strada degli studenti che si trovano nella selva oscura, li nutri dei versi più belli, introduci a loro i pensieri più magnifici e le battaglie più gloriose. Per noi sarai sempre un po’ Platone, Dante e Galileo. 

E vorrei dedicarti qualche citazione, come mi hai insegnato tu. Ma per te non mi viene in mente niente, se non un grandissimo Grazie. Grazie per avermi avuto, avermi amato e per aver reso la Johanna di oggi possibile. Grazie! Stammi bene (e stai attenta), 

Johanna Kerschbaumer